Il progetto Specially Unknown porta alla luce, valorizza e promuove le storie e la ricchezza culturale dei rifugiati che abitano nelle città europee.
Il suo scopo è quello di promuovere la partecipazione dei rifugiati nella vita sociale e culturale dei paesi ospitanti, attraverso la raccolta delle loro “storie di vita”, la loro elaborazione in rappresentazioni artistiche da parte delle comunità di provenienza e la loro proposta al pubblico in quattro città (Anversa, Parigi, Bochum e Torino).
Il progetto coinvolgerà direttamente circa 250 rifugiati e le sue rappresentazioni artistiche saranno visitate da circa 40.000 cittadini. Promuoverà una nuova concezione del lavoro tra rifugiati e istituzioni culturali e rafforzerà le capacità dei lavoratori sul campo e delle comunità di rifugiati.
Partner italiano del progetto è la Rete Italiana di Cultura Popolare, che ricorda l’importanza di andare aldilà della visione del rifugiato come l’“altro”che minaccia i nostri valori e le nostre tradizioni. Le migrazioni sono uno degli elementi che ha permesso di realizzare l’Europa di oggi. Le istituzioni che si occupano di patrimoni culturali documentano e raccontano le storie dei popoli, ma raramente si relazionano con le comunità dei rifugiati. Raccontare e rappresentare le loro storie permette ai rifugiati di svolgere un ruolo attivo e coinvolgente nelle città in cui vivono, dando vita a un processo di cambiamento di presentazioni e percezioni.
Antonio Damasco e Ilda Curti, rispettivamente direttore della Rete Italiana di Cultura Popolare e Project Manager di Specially Unknown, ci raccontano la loro esperienza.
Raccontateci la vostra idea: com’è nata? In cosa consiste e perché è diversa dalle altre? Con quale gruppo od organizzazione l’avete organizzata?
Il progetto nasce come esito di un investimento strategico che la Rete Italiana di Cultura Popolare ha fatto negli anni: consolidare la pratiche ed i contenuti a livello locale/nazionale e cominciare ad individuare dei partner europei che condividessero il nostro approccio.
Quando la Fondazione olandese per la promozione della partecipazione sociale – Stichting Bevordering Maatschappelijke Participatie (BMP) – ha proposto alla Rete di diventare partner del progetto, è stato naturale aderire insieme agli altri partner che già conoscevamo e con cui avevamo già condiviso visione, approcci, pratiche.
Attraverso quale linea di fondi europei avete finanziato il vostro progetto?
Specially Unknown è stato cofinanziato nell’ambito del programma AMIF (Asylum Migrations Integration Fund).
Quali sono le difficoltà principali che avete incontrato nella presentazione del progetto?
Capofila è BMP, che ha già una lunga esperienza di progettazione europea ed è quindi un soggetto affidabile e rigoroso anche nelle procedure di candidatura, che sono diventate particolarmente complesse. La fiducia ed il rigore con cui è condotto il progetto ha reso molto fluida la procedura, sia di presentazione sia di implementazione.
Cosa vi è stato più di aiuto in fase di preparazione del progetto europeo?
La nostra esperienza evidenzia come sia molto importante dotarsi di strumenti e di metodologie di progettazione comunitaria interne all’organizzazione (sia nell’implementazione sia negli aspetti amministrativi e finanziari), anche affidandosi ad esperti che possano guidare e seguirne le fasi.
Cosa consigliereste a chi vuole finanziare un suo progetto con fondi europei?
È essenziale investire capitale sociale e intellettuale in una strategia di internazionalizzazione, in modo da frequentare “learning environment” in cui incontrare partner con cui condividere visioni e progetti.
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Questa esperienza che ci racconta uno dei modi più efficaci per partecipare ad un progetto europeo: avere un’esperienza forte da portare in sede europea, costruendo nel tempo un partenariato internazionale solido con altri organismi di cui si condividono la visione e gli intenti.
Dato l’interesse degli attori del territorio e l’attualità del tema, a breve aggiorneremo la guida con una scheda relativa al programma ASIF. Continuate a seguirci!
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