I progetti europei come percorso di crescita di un territorio: scopriamo l’esperienza della Fondazione Cariplo nei settori dell’ambiente e della cultura.
Progetti europei e l’esperienza della Fondazione Cariplo
La Fondazione Cariplo accompagna lo sviluppo di un territorio vissuto da 11 milioni di cittadini e cittadine. Un territorio che comprende 14 province, che si estende da Novara a Mantova e che genera più di un quinto della ricchezza prodotta in Italia.
Per la Fondazione Cariplo, così come per gli altri partner della Guida all’Europrogettazione, la capacità di sviluppare e realizzare progetti europei fa parte di questo percorso di crescita. Il sostegno ai progetti europei da parte delle Fondazioni italiane ha preso varie strade e varie forme: seminari, laboratori, iniziative di sostegno, cofinanziamento e coprogettazione.
In questo articolo approfondiamo l’esperienza di Alessandra Valerio e di Paolo Siccardi, programme officer di Fondazione Cariplo, che, in coerenza con le strategie della Fondazione e su indirizzo dei propri organi, hanno avviato e gestito alcuni strumenti a sostegno dei progetti europei, rispettivamente nei settori dell’arte e della cultura e dell’ambiente.
Due settori che, come vedremo, seguono percorsi diversi ma ugualmente interessanti e ricchi di spunti per chi desidera avvicinarsi ai progetti europei.
Iniziamo da voi: qual è stato il percorso che vi ha portati a lavorare sui progetti europei e a sostenerli?
L’esperienza di Paolo, e la sua visione sui progetti europei, partono da una specializzazione nella gestione e conservazione delle risorse naturali, settore in cui è attivo in Fondazione Cariplo da 16 anni.
Esatto: la mia esperienza con i progetti europei è nata e si è sviluppata all’interno di un percorso tematico volto alla tutela e alla promozione della biodiversità, del capitale naturale e dei servizi ecosistemici.
La prima occasione si è manifestata a partire da uno studio di fattibilità per la realizzazione di corridoi ecologici, ovvero di zone di collegamento in grado di fornire continuità territoriale alla fauna e alla flora tra aree protette non contigue. In questo studio di fattibilità abbiamo visto l’opportunità di cimentarci in un progetto europeo, nell’ambito del programma LIFE, per poter realizzare gli interventi.
Il progetto ha avuto successo e l’esperienza ci ha dato l’idea di sviluppare uno strumento volto ad accompagnare le organizzazioni attive in ambito ambientale nella presentazione di progetti europei.
Questo strumento è attivo da oltre 10 anni e si chiama “Cofinanziamento di Progetti Europei”. In realtà, utilizza una varietà di meccanismi: attività di informazione e formazione sugli strumenti europei, accompagnamento alla progettazione attraverso un servizio di tutoring e possibilità di accedere a una quota di cofinanziamento. Questo strumento accompagna la costruzione di partenariati e di progetti europei su vari livelli: creazione di consapevolezza, rafforzamento delle capacità, verifica della solidità delle idee progettuali, supporto nella loro realizzazione concreta e (infine) cofinanziamento.
È uno strumento che ha aiutato a creare e sviluppare progetti di grande rilevanza per il nostro territorio, apprezzati a livello locale ed europeo. Uno di questi è stato selezionato tra i migliori progetti sostenuti dal programma LIFE.
Questa esperienza continua, anzi stiamo organizzando l’evento di lancio della nuova edizione di questa iniziativa, che si terrà l’8 maggio. Sarà un evento ricco di contenuti per chi si occupa di progetti europei nel settore ambientale, accessibile anche in streaming.
Alessandra, con un background economico e attiva in Fondazione Cariplo dal 2007, ha invece intercettato la progettazione europea da un diverso punto di vista, e con risultati diversi.
Proprio così. Il settore dell’arte e della cultura è caratterizzato da una ricerca strutturale di fondi e di diversificazione delle fonti di finanziamento. Per questo motivo, l’avvicinamento ai progetti europei è apparso come una strada promettente, che abbiamo voluto intraprendere.
Attraverso momenti di ascolto attivo abbiamo raccolto l’interesse trasversale delle organizzazioni culturali, piccole e grandi, a sperimentare la progettazione europea in quanto opportunità in termini di risorse, apprendimento, conoscenze, relazioni e impatti.
La possibilità di un cofinanziamento sui bandi europei, che abbiamo offerto per alcuni anni (2015-2020), non ha generato un numero elevato di proposte e di progetti cofinanziati con fondi europei. Questo ci ha fatto riflettere su modi e tempi di maturazione della propensione all’internazionalizzazione delle organizzazioni, che abbiamo stimolato anche mettendo a disposizione strumenti di miglioramento organizzativo e di rafforzamento delle capacità di gestione delle organizzazioni non profit del settore artistico e culturale (dal 2006 a oggi), oltre che sostenendo programmi di collaborazione tra operatori culturali europei (ad esempio il Progetto Tandem Europe, costruito insieme alla European Cultural Foundation a partire dal Programma Tandem).
Abbiamo offerto l’opportunità di articolare percorsi di avvicinamento alla progettazione europea più lunghi e meno diretti, volti ad innescare dinamiche virtuose di cambiamento: la ricerca di una differenziazione delle fonti di finanziamento e la costruzione di un posizionamento che cresce dal locale fino a raggiungere, in alcuni casi, la dimensione europea, come elemento di sostenibilità economica e culturale delle organizzazioni.
Questi percorsi hanno portato i loro frutti e alcune organizzazioni sono riuscite a realizzare questa trasformazione direi quasi “esistenziale”, che le ha poi condotte a realizzare con successo anche progetti europei.
Non lo hanno fatto da sole, ma sviluppando nel tempo e attraverso esperienze diverse contatti, scambi e iniziative congiunte con altre realtà attive su una scala sovralocale. Il processo è stato graduale e non per tutti, ma fonte di grande soddisfazione perché ha permesso di attivare un vero processo “irreversibile” di sviluppo e di cambiamento.
Un cambio di approccio di cui la partecipazione a progetti europei ha rappresentato “la punta dell’iceberg”.
Due esperienze diverse, ma complementari e ugualmente interessanti. Così come sono diversi, complementari e ugualmente interessanti gli ambiti in cui intervenite. Paolo, puoi raccontarci qualche cosa in più riguardo allo strumento “Cofinanziamento di Progetti Europei”?
Lo strumento “Cofinanziamento di Progetti Europei” ha preso le mosse nel 2010 e si rivolge a soggetti pubblici e no profit del settore ambientale. Ha una visione sistemica: aldilà delle specifiche azioni di supporto che offre, ha come obiettivo principale la creazione di reti tra gli attori del territorio: reti che includano soggetti forti, con una esposizione internazionale e in grado di perfezionare un progetto da poter candidare su call europee. Reti che sappiano creare partenariati, che sono il motore di ogni progetto europeo di successo.
L’iniziativa prevede un seminario annuale, che quest’anno si terrà l’8 maggio. È un momento ricco di spunti e contenuti. È per tutti un’opportunità di informazione e formazione, e il punto di partenza per individuare gli attori del territorio interessati e che potremo accompagnare. Permette a questi attori di conoscersi, scambiare idee, avviare un dialogo e creare i presupposti per una partnership europea.
Il canale di dialogo tra le organizzazioni, e tra queste e la Fondazione Cariplo, resta aperto nelle fasi successive. L’obiettivo è essere pronti quando escono le call: che non rappresentano l’inizio del lavoro, ma il momento in cui si riprendono contatti già avviati, strutture di partenariato già abbozzate e idee di progetto già formulate, almeno nelle grandi linee. I soggetti interessati al sostegno della Fondazione Cariplo possono fare domanda attraverso un apposito formulario (istruzioni disponibili alla pagina dedicata).
Lo strumento offre un servizio di tutoraggio realizzato con i singoli soggetti e che si avvale di un professionista ex valutatore di progetti europei nel settore ambientale. Questo servizio permette di individuare punti di forza e di debolezza di progetti e partnership e gli strumenti più idonei per avviare un eventuale percorso di costruzione di un progetto. L’analisi delle domande e il tutoraggio permettono di selezionare partnership e progetti, con l’obiettivo di formulare proposte competitive. I progetti nel settore ambientale hanno una dimensione medio-grande e devono rispettare standard severi per avere possibilità di successo.
Lo strumento accompagna mediamente tra 4 e 6 progetti ogni anno, con una dimensione media compresa tra i 3 e i 6 milioni di euro, e un cofinanziamento fornito da Fondazione Cariplo non superiore al 5% dei costi totali.
L’approccio è dunque selettivo (solo i progetti più solidi continuano il percorso fino al cofinanziamento), ma è anche orientato alla creazione di reti locali per la partecipazione a progetti europei. Infatti la quota di cofinanziamento (relativamente contenuta rispetto alle dimensioni dei progetti) viene di fatto utilizzata soprattutto per facilitare la partecipazione alle partnership da parte di organizzazioni più piccole, che faticano ad anticipare le risorse necessarie al progetto.
Questo approccio ha dato buoni risultati: sono stati infatti finanziati dall’Unione europea circa il 50% dei progetti sostenuti dal nostro strumento. Un’ottima percentuale nel mondo dei progetti europei. La maggior parte dei progetti afferiscono al programma LIFE, ma abbiamo anche lavorato con progetti dei programmi DEAR ed Erasmus. In particolare, nel periodo 2010-2023 sono stati 21 i progetti vincitori di bandi europei cofinanziati dalla Fondazione Cariplo, per uno costo totale di circa 107 M€, un contributo europeo di circa 64 M€ e un contributo della Fondazione Cariplo pari a circa 5 M€.
Un’iniziativa che ha saputo creare una collaborazione strutturata tra attori del settore ambientale, volta a realizzare insieme progetti europei. Qual è stata invece la strada intrapresa per il settore dell’arte e della cultura?
Lo strumento che abbiamo proposto alcuni anni fa per il cofinanziamento di progetti europei in ambito artistico e culturale aveva caratteristiche diverse, che cercavano di affrontare le criticità tipiche di alcune organizzazioni del settore: prime tra tutte, una struttura organizzativa tendenzialmente piccola, sottodimensionata rispetto alla varietà e complessità delle attività realizzate, un orientamento locale e una frammentarietà dell’“ecosistema” di riferimento.
Diversamente dall’esperienza dell’Area Ambiente, lo strumento di cofinanziamento dei progetti europei non comprendeva uno specifico servizio di formazione e di tutoraggio, che sarebbe stato più complesso offrire a causa della varietà delle call europee a cui il settore culturale poteva accedere.
Lo strumento si rivolgeva anche a soggetti che non intendevano partecipare come capofila e a progetti di dimensioni più piccole, principalmente nell’ambito del programma Europa Creativa. Lo strumento vedeva nella leva del cofinanziamento un modo per stimolare la collaborazione tra organizzazioni del territorio e loro potenziali partner europei, spesso più grandi, strutturati e preparati nell’ambito della progettazione. La partnership con soggetti più esperti è infatti una “strada maestra” per le organizzazioni meno strutturate che intendono misurarsi coi progetti europei.
Lo strumento non ha intercettato il livello auspicato di progettualità, ma ha contribuito a mettere in luce i principali ostacoli alla partecipazione a progetti europei da parte delle organizzazioni culturali del territorio: le difficoltà organizzative e gestionali (spesso mancavano esperienze e competenze interne specifiche e le risorse per colmare questo gap) e i legami deboli con la dimensione europea e internazionale. La leva del cofinanziamento era un fattore importante, ma in alcuni casi non sufficiente a rimuovere tali ostacoli.
Le strade intraprese in seguito a questa esperienza sono state principalmente due.
La prima, già citata, è quella del rafforzamento organizzativo e gestionale, che ha permesso ai soggetti beneficiari di attivare positive dinamiche di cambiamento nell’approccio alle risorse e al “posizionamento strategico” dell’organizzazione.
La seconda, altrettanto importante, riguarda il rafforzamento delle capacità delle organizzazioni di creare partnership a partire dal proprio territorio fino ad arrivare al livello europeo. Non esiste un “corso” per creare partnership: è una dinamica che nasce e si evolve grazie a opportunità concrete. L’attività di Fondazione Cariplo ha fornito diverse possibilità attraverso specifici progetti. Faccio alcuni esempi.
Il Programma Europe Challenge sostiene e accompagna il lavoro degli enti no profit in quanto espressione delle comunità all’interno delle biblioteche e a partire dalle stesse, intese come spazi di dialogo e di attivazione civica. Si tratta di un’ampia iniziativa europea, in cui biblioteche e comunità si concentrano su un problema locale, che spesso è presente in più contesti in Europa. Permette agli operatori culturali di incontrarsi, confrontarsi, fare rete, formarsi e lavorare insieme in un’ottica europea.
Il progetto Culture of Solidarity Fund – Just Transition stimola gli operatori culturali a impegnarsi su una sfida di rilevanza europea: realizzare una transizione giusta sperimentando iniziative culturali orientate alla sostenibilità. I partecipanti agiscono in partnership europee, facilitate da opportunità di “matchmaking” dedicate. Si tratta di un’iniziativa che coinvolge anche la Fondazione CRT e la Fondazione CRC, partner di questa Guida, e la Fondazione Compagnia di San Paolo.
Entrambi i progetti sono nati e si sono sviluppati grazie all’iniziativa e al supporto di un importante partner europeo, la European Cultural Foundation.
Queste iniziative di avvicinamento e di sperimentazione forniscono opportunità per creare contatti e partecipare a network indispensabili a entrare (efficacemente) in un’arena complessa quale quella dei fondi e dei progetti europei.
Stiamo ora riflettendo su nuovi passi da intraprendere in questo percorso, ascoltando attivamente punti di vista e spunti provenienti dagli operatori e dalle organizzazioni culturali a partire dal nostro territorio.
Un vero percorso di crescita, di tutto un territorio e a 360 gradi. I due percorsi sono diversi, ma hanno effettivamente alcuni punti in comune. Cosa ne pensi, Paolo?
Credo proprio di sì. Entrambi i percorsi confermano che la creazione di reti forti e durature è un approccio che funziona e che permette di aver successo sui progetti europei. La costruzione di una rete richiede tempo, occasioni di scambio e opportunità per creare reciproca conoscenza e fiducia. Una volta che le reti sono create, esse sanno gradualmente estendersi e sviluppare capacità per affrontare sfide sempre più ampie e complesse. E anche bandi europei sempre più ampi e complessi.
Ad esempio, alcuni dei partenariati che abbiamo accompagnato hanno gradualmente modificato e ampliato la loro compagine, e hanno saputo elaborare risposte e progetti su call sempre più complesse: prima un progetto LIFE (LIFE GESTIRE), poi un progetto LIFE integrato (LIFE IP GESTIRE 2020), infine un progetto LIFE strategico in grado di coinvolgere tutto il nord Italia (LIFE NatConnect 2030).
Che è proprio il percorso di crescita che, con percorsi diversi, sta avvenendo nel settore artistico e culturale.
Proprio così. Rilevo questa evoluzione anche relativamente a organizzazioni piccole e in casi specifici. Le organizzazioni e alcune figure interne acquisiscono esperienze, abilità, competenze e contatti che permettono loro di realizzare iniziative di respiro europeo. La partecipazione a un progetto europeo rappresenta una palestra e una tappa importante in questo percorso. Quindi raggiungono una consapevolezza e una maturità tali da ricoprire il ruolo di capofila di un progetto europeo di successo. Questi vissuti rappresentano un valore per il territorio, per le organizzazioni che realizzano le attività e per i loro beneficiari. Inoltre, gli enti culturali con esperienza europea diventano divulgatori di opportunità sul proprio territorio e fonti di ispirazione per altri soggetti del settore, facilitando il loro avvicinamento alla dimensione europea.
Questa evoluzione ha riguardato e riguarda diverse organizzazioni che abbiamo sostenuto, che avranno l’opportunità di raccontarlo direttamente. È un processo graduale, che richiede costanza e impegno, ampio e strutturale, e sta funzionando.
Le iniziative che lanciamo – anche quelle citate, anche quelle che non riguardano direttamente i programmi europei – sono semi che, nel medio periodo, generano nuove progettualità che trasformano il DNA delle organizzazioni rendendole aperte, più capaci e competitive a livello europeo.
Questo percorso è anche uno spunto di riflessione, e un augurio, per chi si sta avvicinando ai progetti europei grazie a questa Guida. Continueremo su questa strada con altre iniziative, e vi terremo aggiornati.
Grazie Alessandra! E tu Paolo, come vuoi salutare i nostri lettori?
Li saluto invitandoli a partecipare alla nostra presentazione dell’8 maggio. Il programma e il link di registrazione si trovano su questa pagina. Metteremo a disposizione il video dell’incontro. Sarà un’ottima opportunità per approfondire i progetti LIFE e altri strumenti europei dedicati al settore ambientale, e per ascoltare novità, consigli e testimonianze.
E come diceva Alessandra, continueremo su questa strada e vi terremo aggiornati. Sarei felice di presentare ai lettori della Guida all’Europrogettazione alcuni dei personaggi, degli interpreti e dei progetti sviluppati attraverso lo strumento Cofinanziamento di Progetti Europei. Storie di progetti europei di successo, ma anche e soprattutto storie di promozione della biodiversità, di protezione delle specie faunistiche e floristiche e delle aree naturali e di cittadini che lavorano insieme per affrontare questa sfida comune.