Scienza e progetti europei, una stessa filosofia: giocare, scoprire, entusiasmarsi, dedicarsi con metodo. Il percorso di crescita di Gruppo Pleiadi.

L’esperienza di Pleiadi con il progetto SfidEuropee

In un nostro precedente articolo abbiamo parlato del progetto SfidEuropee, un percorso completo di accompagnamento all’europrogettazione promosso dalla Fondazione Caritro, dalle omologhe Fondazioni di Bolzano e Verona e da un ampio gruppo di partner (in tutto 12) del nord-est d’Italia.

A giugno abbiamo potuto conoscere i partecipanti a SfidEuropee e oggi raccontiamo l’esperienza di Pleiadi, una cooperativa sociale che (come l’omonimo ammasso stellare) fa brillare in bambini e bambine, ragazzi e ragazze la scintilla delle “STEAM” (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica). Lo fa attraverso un approccio giocoso e creativo, che utilizza la curiosità come motore della scoperta e dell’apprendimento.

Pleiadi è un’organizzazione nata e cresciuta con e per i bambini e le bambine. Fondata nel 2009, ha oggi un team di più di 20 persone che lavorano per promuovere la didattica e la divulgazione scientifica. Gestisce, tra le altre cose, i “Children’s Museum” di Verona e Pompei, (quest’ultimo in ATI con il Consorzio AION), il Museo della Chimica di Settimo Torinese, la didattica del Museo di Storia Naturale di Milano, dell’Orto Botanico e del Museo del Volo di Padova.

I progetti europei sono una parte integrante del percorso di sviluppo di Pleiadi. Anche i progetti europei, come la scienza, richiedono curiosità e voglia di mettersi in gioco; un pizzico di coraggio per partire; metodo ed entusiasmo.

Ne abbiamo parlato con Lucio Biondaro, vicepresidente e CEO di Pleiadi, responsabile delle relazioni esterne e delle attività europee dell’organizzazione. Intorno a noi, sulle pareti, una tavola periodica degli elementi gigante e coloratissima.

1. Attraverso quale percorso vi siete avvicinati ai fondi europei e all’europrogettazione?

Scoprire e provare nuovi percorsi fa parte della filosofia di Pleiadi: il nostro lavoro è coltivare la curiosità e il bisogno di sperimentare. Applichiamo questa filosofia in diversi settori e siamo noi stessi – operatori e collaboratori di Pleiadi – prima di tutto, dei curiosi e degli sperimentatori.

La dimensione internazionale ci ha incuriositi e ispirati fin dall’inizio: siamo da sempre partner di due organizzazioni europee di riferimento nel settore della divulgazione scientifica, Ecsite (la rete europea di centri e dei musei della scienza) e Hands On! (network che raggruppa 120 musei per bambini in 40 paesi).

Il primo riconoscimento a livello internazionale risale al 2020, grazie a un progetto spontaneo e gratuito: la Guida Galattica al Coronavirus, la prima al mondo pensata e scritta per bambini e genitori. È stata tradotta in 32 lingue, diffusa in 64 paesi, scaricata e apprezzata da milioni di persone. Ambasciatori, sindaci, università internazionali e la Presidenza della Repubblica ne hanno riconosciuto il valore e il contributo. È nata dalla volontà di fare qualcosa di buono per il mondo, in un momento difficile.

Quando ci siamo avvicinati ai progetti europei, qualche anno fa, l’abbiamo quindi fatto con un po’ di esperienza e di conoscenza del modo di pensare e di lavorare nel nostro settore in altri paesi. Siamo partiti avendo a disposizione una piccola “valigetta” di contenuti e di relazioni.

La nostra storia con i progetti europei ha seguito il taglio “sperimentale” che applichiamo nelle nostre attività. Ci siamo lanciati in un progetto cui siamo stati invitati come partner, poi ne abbiamo provati altri e soprattutto abbiamo aderito a SfidEuropee, una tappa importantissima per consolidare e “dare metodo” a quello che avevamo iniziato a sperimentare. Con SfidEuropee abbiamo acquisito gli strumenti per muoverci in modo organizzato e consapevole nel mondo dei progetti europei. Ci siamo strutturati internamente e stiamo lavorando su nuovi progetti. Ed oggi eccoci qui: proprio qualche giorno fa abbiamo raccontato questa nostra esperienza alle “nuove leve” del progetto SfidEuropee.

2. Su quali linee di fondi europei avete avuto l’occasione di lavorare e con quali risultati?

Abbiamo sempre lavorato tantissimo su bandi e progettualità di ogni tipo. Anche se non sempre lo si percepisce, i progetti europei hanno molte cose in comune con altri tipi di bando o progetto, a finanziamento locale o nazionale, cui qualsiasi associazione normalmente partecipa. Ma la nostra storia sui progetti europei propriamente detti è abbastanza recente: proprio per questa nostra “freschezza” vogliamo trasmettere il messaggio che anche una piccola organizzazione, con un piccolo staff impegnato su mille fronti, può farcela e può imparare e crescere grazie ai progetti europei.

Il nostro primo progetto europeo è iniziato nel 2022 ed è ancora in corso. È un progetto Europa Creativa: si chiama TOMATO, che sta per “The Original Museum Available To Overall”. La partnership comprende 13 partner di otto paesi (Italia, Grecia, Repubblica Ceca, Belgio, Romania, Croazia, Slovenia e Austria) ed è guidata dall’organizzazione greca K.A.N.E.

Ha l’obiettivo di avvicinare i più giovani al ricco patrimonio dei musei dei paesi di provenienza: mira a raggiungere 350.000 bambini e bambine, soprattutto provenienti da situazioni di disagio fisico e sociale, attraverso 1000 “Tomato Kits” che ripropongono le opere in chiave giocosa e attraverso modalità interattive, divertenti e stimolanti. I kit sono accompagnati da manuali pedagogici ed educativi e sono declinati anche in chiave digitale attraverso una app.

Questa prima esperienza ci ha decisamente ispirati e abbiamo deciso di dedicarci in modo più organizzato e sistematico. Abbiamo iniziato con un progetto Erasmus+ KA210 Small scale, dal titolo WISE (What Is the best way to teach Science? Bring ELS methodology into your class). Non è andato a buon fine, ma farlo ci ha permesso di creare una solida partnership con la quale abbiamo partecipato a un altro Erasmus+ KA220 Cooperation, del quale siamo in attesa dei risultati.

Abbiamo poi deciso di consolidare questa esperienza partecipando a SfidEuropee, che ci ha fornito gli strumenti per andare avanti. Abbiamo lavorato su un altro progetto Creative Europe proponendoci come capofila. Il progetto applica il nostro metodo all’educazione alimentare dei bambini e delle bambine e stiamo aspettando le valutazioni.

Sugli aspetti di progettazione la nostra organizzazione è in crescita. Il nostro staff è di 20-25 persone, perlopiù dedicate allo sviluppo di contenuti e alla gestione delle attività di divulgazione nelle scuole e nei musei – soprattutto nei quattro musei che a oggi gestiamo direttamente. Abbiamo recentemente formato un Ufficio Bandi che accoglie ad oggi tre persone, che si occupano di scouting, ricerca di opportunità e preparazione di progetti, ma anche di aspetti amministrativi, rendicontativi e di analisi. È molto importante per noi e pensiamo che questa evoluzione sia una buona idea per le organizzazioni del terzo settore: oltre ai bandi europei, ci sono sempre opportunità da cercare, costruire e seguire.

3. Quali sono le difficoltà principali che incontrate nella presentazione dei progetti?

La difficoltà principale è il tempo: i bandi sono sempre accompagnati da una deadline e per una piccola organizzazione è complesso prepararsi per poter gestire per tempo tutti gli aspetti necessari a un progetto europeo, come partnership, contenuti, bandi e aspetti amministrativi.

Un’altra grande difficoltà è costituita dai partner: sono un ingrediente essenziale nei progetti e occorre trovare partner che abbiano le giuste dimensioni, che abbiano un concreto interesse e un valore aggiunto sulla tematica che si intende sviluppare, che garantiscano una buona copertura geografica… un grande puzzle per il quale servono molti contatti e buone relazioni. Un puzzle che non sempre riesce nei tempi e nei modi che si ipotizzano.

Una difficoltà che stiamo incontrando ora è quella relativa alle competenze: ci stiamo strutturando con persone dotate del profilo giusto, ma la partecipazione a un progetto europeo è un processo che riguarda tutta l’organizzazione, in particolare se piccola. Tutto lo staff deve costruire gradualmente tutte le competenze necessarie a integrarsi al meglio nel progetto, ad esempio in termini di conoscenza dell’inglese e di gestione degli aspetti amministrativi e di rendicontazione. Per questo serve un’attitudine alla formazione continua da parte di tutti.

Un ultimo aspetto cui fare attenzione, non secondario, è quello economico. Anche un’impresa sociale come la nostra è innanzitutto un’impresa che deve sapersi reggere economicamente. Abbiamo intrapreso la strada dei progetti europei perché danno una spinta promettente a livello di sviluppo di contenuti, approcci, contatti e nuove opportunità di business. Tenendo presente che a un progetto più grande corrisponde un tempo più lungo tra la proposta e il ritorno dell’investimento, bisogna saper fare bene i conti. Per questo motivo nel nostro Ufficio Bandi abbiamo incluso una funzione di analisi economica.

4. Cosa vi è più di aiuto e cosa consigliereste a chi vuole presentare un progetto con fondi europei?

Innanzitutto, soprattutto nelle fasi iniziali in cui dovevamo capire come funzionava il mondo dei progetti europei, la Guida all’Europrogettazione ci è servita e ci ha aiutati. È uno strumento molto semplice ma funzionale, a chi vuole capire, informarsi e consultare i documenti più importanti. Anche i portali ufficiali dell’Unione europea, le guide dei programmi e le piattaforme di informazione e ispirazione sui progetti presentati sono di grande utilità, sia per capire sia per raccogliere idee e possibili partner.

Come già ricordato, SfidEuropee ha rappresentato per noi una tappa-chiave in questo percorso. Ci ha permesso di dare ordine e metodo agli elementi che prima erano stati affrontati “in ordine sparso”, e riempire alcuni “buchi” che minavano la nostra comprensione e – di conseguenza, la nostra azione sui progetti europei. Dopo una prima parte più formativa, una seconda parte di orientamento e accompagnamento ci ha permesso di mettere alla prova e consolidare su un “vero progetto” quanto abbiamo appreso. E SfidEuropee ci ha anche aiutati con un piccolo finanziamento di stimolo alla partecipazione al progetto. A partire da questa esperienza abbiamo iniziato a strutturarci e siamo arrivati a… oggi.

La costruzione di relazioni con altre organizzazioni, in Italia e fuori dall’Italia, è stata sicuramente un altro aspetto fondamentale nel nostro percorso. Abbiamo realizzato questo sia attraverso la frequentazione dei nostri network di riferimento, sia rimboccandoci le maniche nella nostra attività, mantenendo un’attitudine sempre aperta, curiosa e collaborativa.

Infine, la creazione di un gruppo dedicato ai bandi: ci sembra una scelta strategicamente ed economicamente impegnativa (soprattutto per una piccola organizzazione), ma vincente per avvicinarsi in modo efficace ai progetti europei.

Offriamo dunque questi spunti derivanti dalla nostra piccola esperienza a chi desidera avvicinarsi ai progetti europei: sviluppare un pensiero e una visione europea, anche associandosi alla propria associazione di riferimento; trovare partner e sviluppare relazioni; informarsi sui molti strumenti disponibili, come questa Guida, restando aperti, curiosi e predisposti a cogliere opportunità; lasciarsi coinvolgere in un primo progetto, anche con un piccolo ruolo e un piccolo budget, per sperimentarne difficoltà e potenzialità; diffidare da un approccio troppo teorico, perché spesso la teoria “spaventa” più del necessario; prevedere un momento di formazione e accompagnamento, come SfidEuropee, per consolidare quanto imparato con l’esperienza; valutare la costituzione di un gruppo specializzato nell’individuare le opportunità e lavorare su bandi e progetti.

La nostra esperienza conferma che ne vale la pena. In bocca al lupo a tutti!