Approfondiamo la “storia” del progetto MUV e del laboratorio PUSH con un’intervista a Domenico Schillaci.
L’intervista a Domenico Schillaci
Europea è la prima serie podcast di Guida all’europrogettazione, disponibile con un episodio a settimana su tutte le piattaforme audio free. Ogni puntata è dedicata a un luogo, a una dimensione cittadina, locale, di quartiere e al suo percorso per inserirsi nel più ampio contesto europeo partendo da bisogni comuni e metodi innovativi per farvi fronte.
Domenico Schillaci ci racconta il suo percorso e la sua esperienza nell’ambito dell’Europrogettazione.
Attraverso quale percorso ti sei avvicinato ai fondi europei e all’europrogettazione?
Nel 2012, dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Milano ho avuto l’opportunità di tornare nella mia città e con degli amici e colleghi ho fondato PUSH, un laboratorio di ricerca per l’innovazione sociale e la sostenibilità. L’idea era quella di creare un piccolo centro indipendente che funzionasse come il dipartimento interdisciplinare di un’università e che fosse in grado di ottenere i finanziamenti necessari per progettare e sviluppare idee in grado di avere una ricaduta positiva sul territorio. È stato allora che io e i miei soci abbiamo iniziato ad avvicinarci al tema della progettazione europea e ad alcuni dei suoi programmi.
Su quali linee di fondi europei hai avuto l’occasione di lavorare e con quali risultati?
Abbiamo scelto di concentrarci sui fondi diretti e avendo una formazione da ricercatori negli anni ci siamo confrontati principalmente con il framework Horizon (Horizon 2020 e Horizon Europe). Nel 2017 abbiamo coordinato il partenariato legato al progetto MUV2020 che è stato finanziato attraverso la Research and Innovation Action MG-4.5-2016 (Grant agreement ID: 723521). Negli anni abbiamo acquisito esperienza anche su altri programmi, come Erasmus+, LIFE o UIA.
Quali sono le difficoltà principali che incontri nella presentazione dei progetti?
La nostra difficoltà più grande è dovuta al fatto che siamo una piccola organizzazione, per cui imbarcarsi nella scrittura di una proposta Horizon richiede molto tempo e molte risorse. Anche i tempi di attesa tra la consegna all’avvio dell’eventuale progetto possono essere a volte rischiosi perché occorre seguire i cicli di finanziamento e ciò non consente di progettare il futuro sul lungo periodo o programmare investimenti in termini di personale.
Cosa ti è più di aiuto in fase di preparazione dei progetti europei?
Leggere con attenzione tutta la documentazione in modo da aver chiari gli obiettivi, i risultati attesi e le caratteristiche della call. Poi è importante individuare da subito alcuni partner chiave da coinvolgere e confrontarsi con loro per costruire lo scheletro della proposta. Infine stabilire in modo chiaro e condiviso compiti, scadenze e modalità di aggiornamento per tutti i partner, così da lavorare in asincrono e con serenità senza il rischio di dover fare sprint folli a ridosso della scadenza perdendo di conseguenza focus e lucidità.
Cosa consiglieresti a chi vuole presentare un progetto con fondi europei?
Consiglio di trovare la call più adatta a finanziare il proprio progetto; di individuare i partner con le competenze mancanti, in modo da disporre di un team che sia in grado di affrontare tutti gli aspetti del progetto; e di pensare sin da subito a cosa si vuole fare una volta terminato il progetto. I fondi europei possono fungere da trampolino per poter iniziare una ricerca o sperimentare una soluzione innovativa ma, una volta terminati, bisogna essere in grado di andare avanti e fare in modo di non disperdere quanto di buono è stato fatto.