- 4.6
Dispositivo per la ripresa e la resilienza
723,82 miliardi di euro (da NGEU, di cui 337,97 in sovvenzioni e 385,85 in prestiti)
Il dispositivo per eccellenza per il rilancio economico e sociale post-Coronavirus
Analisi | Iter | Testo | Status | Info | Bandi | Risultati | Sito | Docs | News | Eventi
DG / Agenzie responsabili:RECOVER | Governo Italiano | Presidenza del Consiglio
Beneficiari potenziali
Stati membri dell’UE e, indirettamente, cittadini dell’UE, organizzazioni e imprese pubbliche o private.
Descrizione e obiettivi
Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza ha una natura unica e storica nell’ambito dei fondi europei. È stato appositamente creato in risposta a una situazione unica, la pandemia di Covid-19, che ha richiesto un enorme tributo di vite umane e ha innescato la più grave recessione economica del dopoguerra.
Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza è anche chiamato Recovery and Resilience Facility (RRF). È la parte di gran lunga più consistente di un più ampio “Strumento per la Ripresa”, detto anche “Recovery Instrument”, “Recovery Package”, NextGenerationEU o “NGEU”.
Mentre NGEU contribuisce a molti altri programmi trattati in questa sezione, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza costituisce il fulcro e il programma ad-hoc per la risposta dell’UE alla crisi e all’emergenza del Coronavirus.
Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza ha:
- Una dotazione finanziaria senza precedenti;
- Una gestione propria (assicurata da un apposito sistema a livello di Stati membri, in stretto coordinamento con la Commissione europea);
- Proprie fonti di finanziamento (che implicano, tra l’altro, la prima emissione di “titoli europei” della storia);
- Un sistema di sostegno misto (che include sia sovvenzioni a beneficio degli Stati membri, sia prestiti attivabili su richiesta degli Stati membri);
- Una pianificazione nazionale (elaborata a livello italiano nell’ambito del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e sottoposta all’approvazione delle istituzioni comunitarie);
- Un sistema di controllo che vincola gli Stati membri al raggiungimento di determinati obiettivi e traguardi (definiti nel PNRR) e alla realizzazione di riforme (giudicate indispensabili per rispondere alla crisi e innescare un processo sostenibile di sviluppo);
- Un importante vicolo temporale (i fondi dovranno essere impegnati per il 70% entro la fine del 2022, per il restante 30% entro la fine del 2023 ed effettivamente spesi entro la fine del 2026).
Il Dispositivo ha dunque l’obiettivo di mitigare l’impatto economico e sociale della pandemia di Coronavirus e rendere le economie e le società dell’UE più sostenibili, resilienti e meglio preparate per le sfide e le opportunità della transizione verde e digitale. Promuoverà la coesione economica, sociale e territoriale, la creazione di posti di lavoro e la crescita sostenibile, nonché la resilienza e la preparazione alle sfide future dell’Unione e degli Stati membri.
Tipologia di azioni e progetti
Il finanziamento viene erogato sotto forma di sostegno finanziario a fondo perduto (sovvenzioni) e prestiti. I fondi vengono destinati agli Stati membri, che li utilizzano sulla base di quanto previsto dai rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza: in primo luogo, per investimenti pubblici e riforme, con l’obiettivo (intrinseco nel Dispositivo) di garantire una ripresa sostenibile e inclusiva che promuova le transizioni verdi e digitali.
Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza offrirà dunque un sostegno finanziario su larga scala per gli investimenti pubblici e le riforme in sei settori principali:
- Transizione verde (minimo 37% della dotazione finanziaria);
- Trasformazione digitale (minimo 20% della dotazione finanziaria);
- Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;
- Coesione sociale e territoriale;
- Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale;
- Politiche per la prossima generazione e i giovani.
Indirettamente, la RRF fornirà anche finanziamenti per investimenti privati, canalizzati attraverso schemi pubblici.
C’è potenziale spazio per progettualità da parte di organizzazioni private o associative, ma canalizzata da: 1) specifici criteri; 2) un focus sugli obiettivi “macro” definiti dal Dispositivo e dal PNRR; 3) importanti limiti di tempo.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano:
- Ha un ammontare totale di 191,5 miliardi di euro, cui si aggiungono 30,6 miliardi di Piano Complementare (PC), finanziato dallo Stato italiano, per un totale di 222,1 miliardi di euro;
- Si articola in 6 Missioni (aree tematiche principali, coerenti con i sei settori riportati sopra), articolate in Componenti (aree di intervento che affrontano sfide specifiche), ognuna delle quali prevede un ampio numero di Investimenti (interventi specifici). La struttura generale è riassunta nella tabella;
- Prevede 3 Priorità Trasversali (i principi che guidano gli investimenti, le riforme e i progetti del PNRR), Giovani, Parità di genere e Riduzione di divario di cittadinanza (nord-sud, disabili e anziani);
- È accompagnato da un’ampia strategia di riforme (in tutto 63), suddivise in Riforme Trasversali (giustizia e pubblica amministrazione), Riforme Abilitanti (concorrenza, normative ambientali, contratti pubblici, qualità della regolazione, federalismo fiscale, tax gap, semplificazione amministrativa, contabilità economico-patrimoniale, revisione e valutazione della spesa, tempi di pagamento della PA, Recovery Procurement Platform, anticorruzione, investimenti e interventi nel Mezzogiorno, edilizia, urbanistica e rigenerazione urbana) e un numero ancora più altro di Riforme Settoriali riguardanti ambiti specifici.
Principali novità
La RRF è uno strumento nuovo, anzi storico. Pertanto, non vi sono precursori nei precedenti periodi di programmazione (vedi sopra).