Le riflessioni e l’esperienza di Europiamo: un’associazione nata e gestita dai giovani, per promuovere le opportunità offerte dall’Europa ai giovani.

Europa e giovani: da sempre insieme

L’Europa e i giovani sono un binomio indissolubile. L’Europa, quale noi la conosciamo oggi, è nata per dare una speranza e una prospettiva ai giovani dopo mezzo secolo di guerre. L’immagine dell’Europa – e soprattutto, la sua immagine più fresca, dinamica e positiva – è strettamente associata alla mobilità dei giovani e all’esperienza del programma Erasmus, che ha segnato generazioni di giovani europei e contribuito a costruire uno spirito e un’identità europei.

Anche l’Europa di oggi guarda ai giovani: ai giovani è dedicata una delle strategie-chiave dell’UE (la Strategia dell’UE per la gioventù), uno specifico portale e molte iniziative a essi dedicate:

Tuttavia, i dati e l’esperienza mostrano che quello tra i giovani e l’Unione europea, e più in generale quello tra i giovani e la partecipazione civica e democratica, è un rapporto che va costruito e coltivato, a maggior ragione nell’attuale clima di polarizzazione, in cui questi valori sono messi in discussione.

Secondo una recente analisi dell’Eurobarometro, circa un terzo dei giovani italiani ed europei è scettico riguardo all’impatto dell’UE sulla loro vita quotidiana. Un rapporto dell’ASviS di febbraio evidenzia che i giovani sono il gruppo sociale che più si astiene dal voto (42% nelle elezioni politiche del 2022) e che il 74% di essi parteciperebbe più volentieri se ci fossero più giovani tra i protagonisti politici.

Europiamo: dai giovani, per i giovani

Partiamo da queste riflessioni e da questi dati per raccontare l’esperienza di Europiamo, un’associazione che è ufficialmente nata quattro anni fa e rappresenta un punto di riferimento per l’attività dei giovani italiani sui progetti europei, sulla cittadinanza europea e sulla presenza dei giovani nelle politiche europee. La sua attività si basa infatti su tre punti principali:

Ne abbiamo parlato con Matteo Sisto, co-fondatore di Europiamo. Impegnato su molti fronti del sociale e del non profit (si definisce un “serial non profiter”), considera Europiamo una delle sue creature più fortunate. Europiamo è il frutto di un percorso iniziato nel 2018 con Gianluca Rossino, di un modo diverso e un po’ folle di provare a cambiare il modo in cui vengono percepiti i giovani in Italia e in Europa.

Insieme a lui, Gianluca Latocca: attivo sulle politiche giovanili fin dai suoi 17 anni, con un profilo internazionale (ha lavorato a lungo per Impact Hub a Vienna), anche lui ha visto l’associazione nascere e crescere, trasformando un gruppo di amici in una realtà di rilievo locale e poi nazionale.

L’associazione è coerente con il suo ideale di non essere soltanto “per i giovani” ma anche “dei giovani”: ha un direttivo esclusivamente under-30, un’attenzione particolare al ricambio generazionale e ha un sistema organizzativo basato sulla partecipazione e sul co-management, come consigliato dalle linee-guida (“Youth Essentials”) del Consiglio d’Europa. Accoglie tra i suoi associati sia i giovani, sia le associazioni giovanili – che adottano anch’esse (alcune da molti anni) un approccio di governance basato sulla partecipazione e sul ricambio generazionale.

D. La vostra associazione si chiama “Europiamo”. Perché partire dall’Europa per parlare ai giovani?

R. Per varie ragioni. Innanzitutto, per ragioni di cuore e di ideali: l’Europa è il più grande esperimento della storia per unire le persone e valorizzarne la diversità. L’Unione europea ha un motto, “uniti nella diversità”, che è lo stesso che noi adottiamo come associazione. Erasmo da Rotterdam è l’ispiratore ideale del principale programma europeo per i giovani ed è anche l’autore dell’Elogio della Follia: la stessa follia che ha portato i padri fondatori dell’UE a immaginare un’Europa Libera e Unita in un momento di guerra totale e di confino a Ventotene. Noi abbracciamo questa follia e crediamo nell’Europa – e più in particolare nell’Europa come opportunità per i giovani. Parafrasando i padri fondatori, non perché l’Europa sia “una via facile e sicura”, ma perché questa è “una via che deve essere percorsa”.

Perché? Per ragioni di natura pratica e al giorno d’oggi, credo, particolarmente evidenti. Non solo per i giovani, ma più in generale per i cittadini del nostro continente. Un’Europa unita porta con sé difficoltà e contraddizioni, ma è l’unica soluzione per sopravvivere nel mondo di oggi. Questo vale tanto nel mondo delle relazioni internazionali, quanto nella vita quotidiana dei cittadini e dei giovani. È all’Europa che i giovani e le associazioni giovanili guardano quando cercano opportunità di crescita, opportunità di apprendimento, opportunità di lavoro. I giovani hanno la vocazione di voler migliorare la società, e nel mondo di oggi non è realistico pensare di farlo senza confrontarsi con ciò che succede a livello europeo e globale.

La nostra responsabilità è quella di costruire uno spazio per i giovani all’interno della nostra società, di dar loro gli strumenti per agire concretamente e generare un cambiamento positivo. Le opportunità europee sono il mezzo più concreto che conosciamo per generare questo empowerment.

D. I giovani – come l’Europa – sono al centro della vostra missione. Chi sono i giovani cui parlate e perché la vostra missione è importante?

R. Per definire “chi sono i giovani” non esiste un parametro univoco. Sicuramente “giovani” non significa “immaturi”, né deve essere un modo per definirsi socialmente in qualsiasi momento della vita. Esiste un rapporto del Consiglio d’Europa che analizza le differenze di definizione tra paesi europei. In Italia, come nella maggior parte dei paesi d’Europa, la definizione anagrafica di “giovane” varia tra i 14-15 e i 28-35 anni.

Ci rivolgiamo dunque specificamente ai giovani, pur con la naturale variabilità associata a questo concetto; e i giovani non sono affatto una realtà “monolitica” ma molto articolata, come evidenzia il nostro motto “uniti nella diversità”. Ma per noi parlare di “giovani” significa ancora più in generale parlare di “educazione” e di “cittadinanza”. La nostra stessa associazione rappresenta un “processo educativo” per chi ne fa parte. È in continua evoluzione ed è uno strumento di educazione alla cittadinanza.

Perché è importante lavorare per i giovani, e con i giovani? Perché rappresentano un grandissimo potenziale sprecato per il nostro paese. Sono una risorsa già rara, per motivi demografici, e per nulla valorizzata. L’atteggiamento prevalente nel nostro paese è di paternalismo: le politiche pubbliche dedicano loro scarse risorse e (soprattutto) scarso coinvolgimento e scarse opportunità di partecipazione. In altri paesi, come ad esempio in Austria (paese vicino e che conosciamo bene) i budget dedicati ai giovani hanno un altro ordine di grandezza e sono gestiti in modo partecipativo. Riprendiamo in questo gli slogan usati da molti attivisti, ma non meno veri: “Nothing about us, without us” e “Youthless policy is useless policy”.

I giovani non sono il futuro, ma il presente. Mettere al centro i giovani significa dare dignità e futuro al nostro paese. Questo concetto, e la percezione di quanto esso sia trascurato, è allo stesso tempo ciò che ci fa arrabbiare e ciò che ci motiva ad andare avanti. Abbiamo bisogno di realtà, di alleati, che si spendano per questo cambiamento culturale.

D. In cosa consiste la vostra attività a favore dei giovani – o meglio ancora, con i giovani?

R. La nostra attività ha come punto di riferimento l’Agenda europea per la gioventù e i suoi 11 obiettivi (che hanno anche un loro sito ufficiale). Noi ci dedichiamo specificamente a:

Sono obiettivi molto vasti e ambiziosi, intorno ai quali abbiamo hanno cercato costruire una strategia, incanalando le nostre energie (per ora!) sui seguenti programmi:

Non si tratta quindi solo di azioni legate alla mobilità internazionale dei giovani, ma anche di attività “youth-led” per il proprio territorio. Abbiamo anche iniziato a lavorare su opportunità specifiche del programma CERV. Offriamo un corso completo di progettazione europea e diamo supporto alla creazione di concept note;

Abbiamo anche una newsletter che parla di politiche giovanili e lavoriamo con la Erasmus plus coalition su attività di advocacy per fondi e progetti dedicati ai giovani.

D. Qual è stato il vostro percorso di avvicinamento ai progetti europei? Quali sono i consigli che date e gli ostacoli contro cui vi scontrate più spesso?

R. Ci occupiamo di Europa e tante organizzazioni giovanili che fanno parte di Europiamo realizzano progetti europei come parte integrante della loro attività: il nostro interesse per fondi e progetti europei è quindi stato naturale e immediato. Fondi e progetti europei danno sostenibilità e risorse all’attività delle organizzazioni giovanili. Rappresentano opportunità per pianificare e programmare meglio la propria azione per immaginare un futuro attraverso la scrittura e la realizzazione di un progetto.

Anche tutto ciò che “sta sopra” ai progetti europei è importante. La vostra Guida all’Europrogettazione è uno dei pochi strumenti che spiega chiaramente che i progetti europei sono un mezzo per raggiungere obiettivo politico. Questo è un modo giusto e sano di affrontare i progetti europei.

Tuttavia, nei paesi dove gli investimenti di altra natura (pubblici e privati) dedicati ai giovani sono più scarsi, come l’Italia, i progetti europei diventano uno strumento indispensabile di stabilità e sostenibilità. Questo può togliere lucidità e generare due tendenze opposte: o snaturare ciò che devono essere i progetti europei (portando a considerarli un “bancomat” invece che una risposta a un bisogno sociale e politico); o snaturare la propria missione, inseguendo l’obiettivo del bando pur di acquisire risorse in grado di sopperire a quello che viene chiamato “starvation cycle”, ovvero la situazione di sistematico sotto-finanziamento degli enti non profit.

Questa è la difficoltà contro cui ci scontriamo più spesso. E per questo è importante anche la nostra attività di advocacy: per mobilitare finanziamenti di altra natura, pubblici e privati, e per rendere le modalità di finanziamento più vicine alla realtà quotidiana delle piccole associazioni, che si scontrano tutti i giorni con i vincoli imposti dai progetti e con lo “starvation cycle”.

Le procedure sono migliorate e si trovano opportunità più adatte alle piccole associazioni giovanili, come ECS 30 e Youth participation activities. Ma servono ancora grandi passi avanti: molti programmi e bandi europei presentano un insieme di condizioni e di adempimenti che scoraggiano la partecipazione delle piccole organizzazioni giovanili. La burocrazia rappresenta una barriera alla realizzazione di buoni progetti e sottrae risorse mentali, umane e materiali che potrebbero essere meglio spese. Molta burocrazia è evitabile e c’è spesso un chiaro divario logico e operativo tra gli adempimenti richiesti e la realtà di un progetto. Il 99% delle difficoltà che loro sono chiamati ad affrontare per gruppi di giovani e associati riguardano la parte amministrativa. In questo è molto utile la figura del coach, che esiste ad esempio nell’ambito dei finanziamenti ECS 30.

Ciò detto, i progetti europei sono in grado di creare storie meravigliose. Ne sono testimoni diretti anche la nostra associazione e il nostro team: tutti siamo stati impegnati, in modi e in tempi diversi, su vari progetti europei. E anche le iniziative di mobilità, tipiche di Erasmus, sono esperienze che ti segnano per la vita e ti fanno crescere come poche altre cose al mondo.

I consigli che diamo ai nostri associati sono molti, e molti li abbiamo anche ritrovati sulle pagine della vostra Guida. Li possiamo raccogliere in tre grandi tappe di un percorso – innanzitutto mentale – che può aiutare a “rompere il ghiaccio” con i progetti europei:

Ringraziamo Matteo Sisto e Gianluca Latocca, lasciandovi elaborare le loro riflessioni e i loro consigli. Con l’augurio che i vostri progetti vi cambino, vi aiutino a cambiare il mondo e vi portino lontano: proprio come un’esperienza Erasmus.