“Advocacy” a Bruxelles: chi sono le “organizzazioni-ombrello”?

Lobbying e advocacy sono una parte importante (e nobile) dell’europrogettazione. Scopriamone insieme i protagonisti.

Lobbying e Advocacy: definiamole

Abbiamo toccato il tema dell’”advocacy” e della “lobbying” a Bruxelles per la prima volta quest’estate, nell’ambito di un’interessante intervista che forniva molti spunti importanti.

Riprendiamo e approfondiamo il tema cercando di capire innanzitutto di che cosa si tratta: per fare chiarezza su un tema che può apparire oscuro, se non inquadrato correttamente.

Innanzitutto, non c’è niente di strano o di anomalo nell’attività (cosiddetta) di “lobbying”, quando essa ha una natura aperta e intesa come “advocacy”. I due termini sono collegati, e possono essere considerati sinonimi, con una sfumatura: la “lobbying” è l’esercizio di un’influenza verso chi esercita il potere in un ambito o in un settore; l’”advocacy” è l’esercizio di una simile influenza, quando associata a bisogni di natura sociale e alla mobilitazione dell’opinione pubblica.

Una parte sostanziale dell’europrogettazione

In entrambi i casi, quando svolte all’interno di una corretta cornice istituzionale e deontologica, sia lobbying che advocacy sono attività non solo legittime, ma anche importanti per l’Unione europea. Le istituzioni comunitarie cercano infatti un continuo confronto con la società civile, con i cittadini, con le organizzazioni che rappresentano le loro istanze e interessi, con il settore pubblico europeo nei vari Stati membri e con il mondo delle imprese. I progetti europei sono l’applicazione di una politica; le politiche sono una risposta delle istituzioni a dei bisogni; e per conoscere i bisogni è necessario dialogare con chi li manifesta.

Chi si occupa di progetti europei ha una maggiore responsabilità nell’intraprendere questo dialogo, poiché deve riportare alle istituzioni la sua esperienza (in piccolo) di attuatore di una politica, nutrendo in questo modo il ciclo di programmazione dei fondi e contribuendo al suo miglioramento. Questa responsabilità porta con sé dei vantaggi, perché una partecipazione attiva al dialogo con le istituzioni permette di conoscere in anticipo gli orientamenti nel proprio settore e di prepararsi al meglio nello sviluppare nuovi progetti.

Canali di rappresentanza e associazioni-ombrello

Può sembrare un discorso astratto, ma è un’attività alla portata delle organizzazioni. O meglio: è un’attività che diventa alla portata delle organizzazioni quando queste costruiscono una rete e agiscono attraverso le relative organizzazioni settoriali e gli specifici canali di rappresentanza.

Ne esistono moltissime e sono tra gli attori più attivi a Bruxelles. Fanno riferimento ad analoghe organizzazioni nazionali, o a organizzazioni più grandi, o altre volte raccolgono membri in modo diffuso tra le piccole e medie organizzazioni attive nel proprio ambito d’intervento. Per via della loro natura di associazione che raccoglie e rappresenta altre associazioni, vengono denominate “associazioni-ombrello”.

Ogni associazione-ombrello è portatrice di una specifica esperienza settoriale e di una specifica rete tematica. Sono interlocutrici importanti delle organizzazioni comunitarie e dei funzionari che si occupano delle politiche e dei fondi comunitari. I loro contributi (attraverso semplici feedback, incontri specifici e tematici, la partecipazione a libri verdi e libri bianchi, campagne di mobilitazione, ecc.) hanno un reale impatto su politiche, programmi e bandi. Il loro ruolo è bi-direzionale: da una parte rappresentano le istanze delle organizzazioni del loro settore, dall’altra portano ai loro membri informazioni sulle politiche e sui loro sviluppi attesi in termini di fondi e bandi.

Un’attività alla portata delle organizzazioni

Si tratta dunque di un processo e di una struttura che esistono in tutti i settori di attività delle ONG. Attraverso questi canali è possibile avere informazioni da Bruxelles, rappresentanza a Bruxelles, una propria voce a Bruxelles, anche per i più piccoli. E attraverso questi canali è possibile, anche per i più piccoli, contribuire alle politiche e alla programmazione dei progetti europei. La cosa importante è trovare il migliore “punto di approdo” legato al proprio settore di intervento.

Analizziamo insieme, nel concreto, quali possono essere questi “punti di approdo”; senza dimenticare il ruolo parallelo di alcune specifiche istituzioni (come il Comitato economico e sociale, il Comitato delle regioni o la Rappresentanza italiana presso l’UE), il supporto fornito dalla rete Europe Direct e da altri uffici decentrati, la possibilità di un contatto diretto o le occasioni di scambio e incontro fornite da “Giornate europee” ed eventi nei vari ambiti d’azione dell’UE (cui è sempre più semplice partecipare anche a distanza).

Identikit delle organizzazioni-ombrello

Le organizzazioni-ombrello presenti a Bruxelles o comunque attive a livello comunitario sono moltissime, nell’ordine delle centinaia. Esistono, quasi sempre, più organizzazioni-ombrello attive in uno stesso settore. Si distinguono l’una dell’altra sulla base di vari parametri:

• Associazioni dedicate a grandi o a piccole organizzazioni di un settore;
• Associazioni focalizzate sul settore privato, su quello associativo o su quello istituzionale;
• Associazioni dedicate a un tipo particolare di affiliazione (religiose o laiche, sindacali o di impresa, politiche o a-partitiche; per quanto la maggior parte si presentino come neutrali);
• Associazioni che raggruppano (quasi) esclusivamente associazioni nazionali o associazioni aperte a tutte le organizzazioni;
• Associazioni dedicate a un particolare target o sotto-settore (es.: giovani attivi in ambito ambientale; donne migranti; ecc.);
• Associazioni e piattaforme create nell’ambito di (o sviluppatesi a partire da) progetti europei, o che sono diretta emanazione della volontà di dialogo di una DG (es. Social Platform o Civil society and Fundamental Rights Platform);
• Associazioni che rappresentano il “ramo” europeo di un’organizzazione internazionale ancora più ampia, o che rappresentano direttamente a Bruxelles (senza ruolo di “ombrello”) una singola ONG internazionale particolarmente grande e nota;
• Associazioni spontanee, associazioni regolate da semplici accordi tra i membri e associazioni con personalità giuridica (non esistono parametri formali per definire un’organizzazione-ombrello).

Una “selva” in continuo cambiamento

Insomma, esistono davvero organizzazioni-ombrello di ogni sorta, di ogni tipo, in ogni settore. In molti casi nascono, muoiono, si evolvono, si fondono tra loro o si scindono nel corso degli anni. In molti casi presentano partecipazioni “incrociate”, ovvero varie organizzazioni-ombrello partecipano al network di altre organizzazioni in settori affini.

Per questo motivo non esiste un “registro” delle organizzazioni ombrello o un unico sito web in cui è possibile apprezzarne il numero e l’estrema varietà. 

Per dare un’idea dell’ampiezza, dell’importanza e della possibile rilevanza delle organizzazioni ombrello per chi si occupa di progettazione europea, abbiamo provato a stilarne una lista ovviamente non esaustiva, organizzata (in modo altrettanto indicativo) per settore; focalizzata su alcuni degli ambiti di maggior interesse per le organizzazioni del Terzo Settore.

Ci auguriamo che questo piccolo archivio contribuisca ad aumentare la consapevolezza su questo lato meno conosciuto, ma importante dell’europrogettazione. 

A prescindere dalla scelta di aderirvi o meno, le organizzazioni-ombrello restano una fonte molto importante di informazioni su quanto avviene a livello europeo nel proprio ambito di intervento.

Seguirne i siti web, le pubblicazioni e le iniziative può fornire aggiornamenti tematici molto importanti e concreti, complementari rispetto al taglio generale della nostra Guida.

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