Continuiamo la nostra serie di post dedicati alla presentazione degli attori che promuovono l’Europa a livello locale: preziosi alleati per approfondire le nostre conoscenze, per ampliare la nostra rete e un’eccellente fonte di consigli per la nostra attività.
Il nostro secondo post è dedicato all’Istituto Universitario di Studi Europei (IUSE)
Lo IUSE, una vera istituzione per chi si occupa di Europa nel panorama torinese, italiano ed europeo, è molte cose insieme. È innanzitutto un centro di competenze che realizza seminari, corsi, ricerche e pubblicazioni, aperti ad ogni tipo di pubblico e volti a promuovere il dibattito e la conoscenza su tematiche europee. Ma è anche un Centro di Documentazione Europea (CDE) ufficialmente riconosciuto dalla Commissione europea, punto di riferimento per la raccolta e la consultazione di ogni tipo di informazione specialistica relativa all’UE. Si rivolge ad un vasto pubblico di studenti, ricercatori, istituzioni e imprese e collabora con gli altri centri d’informazione sull’Unione europea creatisi negli anni (come ad esempio Europe Direct, Enterprise Europe Network ed EURES). Partecipa inoltre a progetti europei ed è parte di numerose reti di organizzazioni attive in queste tematiche.
Abbiamo intervistato il Prof. Piercarlo Rossi, Presidente e responsabile operativo dello IUSE.
Che cos’è per lo IUSE l’Unione europea? In che modo ve ne sentite parte attiva?
Le origini del nostro Istituto, ben radicate nel Diritto europeo, ci dicono che l’Unione europea è un insieme di istituzioni e di regole comuni; ci dicono che l’Unione europea è una comunità di interessi, che vanno conciliati e perseguiti insieme.
Ma le stesse radici ci dicono anche qualcosa di più profondo e significativo. L’Unione europea è una storia comune, che lo IUSE contribuisce a costruire fin dal 1952. L’Unione europea è una comunità di popoli, di persone (giovani, studenti, ricercatori… e non solo) che in tanti anni la nostra attività ha contribuito a far incontrare, conoscere e lavorare insieme.
L’Unione europea è alla base della missione del nostro Istituto, che ha l’obiettivo di coltivare e far crescere le opportunità derivanti dal fatto di essere (appunto) un’Unione. È una ricchezza che va capita, studiata e spiegata, attraverso un continuo lavoro di ricerca, formazione e diffusione di conoscenze: che è al centro dell’attività dello IUSE.
Qual è il pubblico di riferimento dello IUSE? Qual è il vostro territorio di riferimento?
Lo IUSE è un Centro di Documentazione Europea, dunque il nostro pubblico è per definizione ampio: chiunque può rivolgersi a noi per pubblicazioni, materiali, documenti legislativi e di approfondimento, studi relativi all’Unione europea e alle istituzioni comunitarie. Anche i centri d’informazione sull’Unione europea esistenti sul territorio (ad esempio Europe Direct) si possono rivolgere a noi per analisi e ricerche, documenti e approfondimenti specifici. Noi deteniamo, cataloghiamo e rendiamo disponibile la documentazione che loro utilizzano.
Lo IUSE è anche un Istituto Universitario, dunque la sua attività è particolarmente rivolta a studenti universitari, ricercatori e professori: è un pubblico che beneficia dell’offerta accademica dell’istituto e allo stesso tempo vi contribuisce, facendola crescere. Ma la nostra missione non è solo accademica. Rispondiamo ai bisogni e alle richieste di imprese, organizzazioni e comuni del territorio, che si rivolgono a noi per supporto e informazioni, per realizzare ricerche, formazioni, master, summer school, seminari, eventi e giornate d’incontro. Applichiamo da sempre una filosofia di massima apertura al pubblico e di massimo accesso agli studenti più meritevoli, anche grazie ai contributi di vari enti promotori che credono nella nostra missione.
Pur essendo il punto di riferimento su tematiche europee per le Università piemontesi (Torino e Piemonte Orientale), lo IUSE non ha un limite territoriale d’intervento. I nostri corsi e le nostre attività sono aperti a tutti, a prescindere della provenienza. Facciamo parte di network internazionali che ci portano a fornire conoscenza e supporto in molte aree geografiche, non solo in Europa. I nostri ex allievi lavorano in enti, imprese e istituzioni di tutto il mondo, che sviluppano in questo modo un rapporto privilegiato con lo IUSE e contribuiscono alla nostra attività attraverso accordi di collaborazione e progetti congiunti.
In quali modi fornite il vostro supporto? Quali strumenti e risposte siete in grado di fornire?
La nostra missione è la stessa dal 1952, ma l’ottica è cambiata nel tempo. Siamo nati tanti anni fa per sostenere il progetto europeo dell’Italia: con il nostro lavoro di ricerca, documentazione e formazione, abbiamo supportato le istituzioni, gli enti e le organizzazioni italiane nel loro ingresso in Europa, nella loro partecipazione alle questioni europee e nel loro avvicinamento giuridico e normativo alle regole comuni della comunità europea.
Col tempo, l’ottica di questa missione si è adattata ai bisogni, avvicinandosi maggiormente ai cittadini. La missione di oggi e più ampia e forse più difficile: oltre a portare l’Italia in Europa, occorre soprattutto portare l’Europa in Italia. Ovvero avvicinare l’Europa ai giovani, agli studenti e a tutte le realtà culturali, istituzionali e professionali del nostro territorio. Come nel 1952, noi forniamo la base accademica, formativa e documentale per una nuova, importante fase della costruzione europea.
Lo facciamo attraverso una serie di strumenti in continua evoluzione: organizziamo corsi, master e business school; raccogliamo, cataloghiamo e mettiamo a disposizione la documentazione (legislativa, accademica e d’interesse generale) riguardante tematiche europee; forniamo supporto a tutti gli enti e gli individui che ne fanno richiesta; favoriamo e organizziamo opportunità di scambio tra università, istituzioni e imprese; promuoviamo e partecipiamo a iniziative internazionali e sul territorio su tematiche europee; organizziamo iniziative di “matchmaking” tra professionisti, studenti, studiosi, organizzazioni e imprese interessati all’Europa.
In un’epoca in cui l’informazione è largamente fruibile online (ad esempio, attraverso i siti web delle istituzioni europee o attraverso la piattaforma EurLex) la nostra Biblioteca e il nostro archivio forniscono una profondità di analisi non esistente altrove: dal punto di vista sia storico (con migliaia di documenti e di pubblicazioni catalogati dal 1952) sia contenutistico (libri specialistici, documenti interni delle istituzioni europee e pubblicazioni accademiche hanno uno spessore tecnico ben superiore rispetto alla maggior parte del materiale disponibile online). Inoltre la documentazione che offriamo è organizzata, catalogata e facilmente fruibile grazie all’assistenza di nostro staff dedicato.
I nostri corsi di formazione su tematiche europee sono tra i più apprezzati e riconosciuti dagli operatori del settore. Ad esempio lo IUSE è uno dei pochi centri autorizzati e riconosciuti per la preparazione dei concorsi per le istituzioni comunitarie (i cosiddetti concorsi EPSO), nonché l’unico nel nord Italia.
Siamo uno degli enti che da più anni offre corsi di qualità su tematiche di europrogettazione (un’informazione di sicuro interesse per i vostri lettori!): corsi comprensivi di un livello base ormai ben collaudato, di approfondimenti sugli aspetti pratici e di un focus specifico sull’utilizzo dell’inglese nella scrittura dei progetti europei.
La nostra attività di ricerca su tematiche europee è di alto livello e partecipiamo attivamente a progetti europei: ad esempio siamo l’Hub italiano dell’European Law Institute (ELI), che accompagna l’evoluzione, la qualità e la comprensione della legislazione europea ed è nato come spin off di un progetto europeo (Joint Network on European Private Law) di cui lo IUSE era parte.
Cosa consiglia lo IUSE a un’organizzazione o persona che desidera partecipare a un progetto europeo?
I consigli possono essere molti, ma ne individuerei due sopra tutti.
Primo, focalizzarsi attentamente sulle motivazioni e sugli interessi di chi finanzia il progetto (Commissione europea o Autorità contraente di gestione incaricata): qual è il valore aggiunto del progetto che proponiamo rispetto ai suoi obiettivi? In che modo il progetto contribuisce alle sfide sociali che le istituzioni europee (e/o nazionali e locali) si propongono di affrontare?
E in particolare, per dettagliare maggiormente questo punto, queste sfide (in qualche modo “raccolte” dal progetto che proponiamo):
- Sono state individuate davvero tra quelle prioritarie (rilevanza)?
- Sono effettivamente affrontate e (in parte) risolte dal progetto (coerenza ed efficacia)?
- Su quale capacità, esperienza e approcci si basano – ovvero, la nostra proposta metodologia e il nostro know-how sono davvero quelle che possono “fare la differenza” (efficienza)?
- Sono affrontate in modo tale da cambiare la situazione nella direzione desiderata, in modo concreto, dimostrabile e durevole (impatto e sostenibilità)?
Rispondendo a queste domande (riprese anche dalla vostra guida), chi propone un progetto è in grado di identificare, affrontare e presentare in modo ottimale sia la sfida sociale che intende risolvere, sia l’azione proposta; scegliendo il livello di intervento e il tipo di bando più adatti.
Un secondo consiglio riguarda la dimensione specifica dall’impatto, che è sempre più oggetto di attenzione ed interesse da parte di istituzioni, valutatori e organizzazioni attive in Europa. L’impatto va considerato da due diversi punti di vista. Innanzitutto a livello globale: ovvero, riprendendo quanto già detto, riguarda la capacità di identificare (e dimostrare) dei cambiamenti concreti e reali prodotti su un problema sociale di interesse attraverso il nostro intervento progettuale. Ma ha anche una dimensione più fine, altrettanto importante: ovvero, il mio progetto (o per entrare nel concreto, il mio budget, la mia identificazione di partner e risorse, il semplice ordine cronologico con cui organizzo i miei interventi, il tipo di soluzioni proposte; ecc.) è strutturato in modo consono a realizzare davvero i cambiamenti che si prefigge? A volte è sufficiente la dimenticanza di un dettaglio per interrompere la catena che, dalla mia idea di progetto, mi dovrebbe portare all’impatto atteso.
Un’appropriata considerazione dell’impatto (inteso come dimensione “pervasiva” dell’intero progetto) porta ad una progettazione molto più convincente, molto più efficace e dalle maggiori possibilità di successo. È un tipo di argomento in cui crediamo molto e cui vorremmo dedicare alcune delle future attività del nostro Istituto.
Potete raccontarci un’esperienza di supporto dello IUSE particolarmente significativa?
Le esperienze che possiamo raccontare sono molte – e soprattutto molto diverse tra loro, data l’ampiezza della missione dello IUSE e la varietà di interventi che propone.
Abbiamo già citato il progetto ELI. Inoltre lo IUSE partecipa spesso ad iniziative di studio finanziate dalla Commissione europea come fu il focus sui collective redress nel 2012 insieme al British Institute of International and Comparative Law che poi ha portato la Commissione europea a proporre un intervento legislativo in tema. Un esempio significativo di impatto e sostenibilità, per riprendere il tema che abbiamo appena affrontato.
I nostri corsi e la nostra attività formativa sono un’altra componente molto significativa e “di impatto” del supporto che forniamo: dalla nostra homepage si può apprezzare la varietà dell’offerta formativa, sia come tipologie di corsi (master, corsi post-laurea, corsi executive, corsi online, lezioni, seminari… oltre all’esistenza di una nostra agenzia specificamente dedicata alla formazione, IUSEFOR) sia come ampiezza delle tematiche (aspetti legali del commercio internazionale, europrogettazione, aspetti di diritto europeo per amministratori e funzionari, uso specialistico dell’inglese, programmazione e controllo, bilancio e rendicontazione, progettazione sociale… e altro ancora). Questo ci permette di costruire una rete di relazioni e di Alumni che porta avanti nel mondo e nella sua attività la missione dello IUSE – e che spesso torna allo IUSE con nuove proposte e iniziative.
Ma è anche importante parlare del nostro contributo a progetti specifici, come ad esempio POREEN (Partnering Opportunities between Europe and China in the Renewable Energies and Environmental iNdustries), la cui elaborazione e implementazione sono stati attivamente partecipati dallo IUSE. Lo sviluppo di energie rinnovabili è senza dubbio una delle sfide sociali fondamentali della nostra epoca, così come la necessità di affrontare tali sfide in partnership con i grandi attori mondiali, come la Cina. Il progetto ha permesso tutto questo in termini di impatto, ma è stato altrettanto importante per lo IUSE stesso. Infatti spesso si tralascia un aspetto fondamentale dei progetti europei: il fatto stesso di realizzarli (o anche solo di prepararli) contribuisce a creare delle competenze uniche all’interno delle organizzazioni. La partecipazione a un progetto europeo, anche quando non coronata da successo, è un formidabile strumento di crescita del capitale umano: in termini di competenze trasversali (scrittura, budgeting, networking), di competenze tecniche (approfondimento di migliori pratiche e ampliamento della visione ad altri settori) e di bagaglio di relazioni umane e professionali.
Vuole essere un incoraggiamento a chi si avvicina con qualche timore al mondo dell’europrogettazione: sappiate che nel peggiore dei casi, imparerete molto, recepirete nuove idee, migliorerete in quello che già state facendo e vi si aprirà un mondo di nuove relazioni ed opportunità.