Approfondiamo la “storia” del progetto Curious con un’intervista ad Andrea Brunello, fondatore di Arditodesìo.
L’intervista a Andrea Brunello
Europea è la prima serie podcast di Guida all’europrogettazione, disponibile con un episodio a settimana su tutte le piattaforme audio free. Ogni puntata è dedicata a un luogo, a una dimensione cittadina, locale, di quartiere e al suo percorso per inserirsi nel più ampio contesto europeo partendo da bisogni comuni e metodi innovativi per farvi fronte.
Andrea Brunello ci racconta il suo percorso e la sua esperienza nell’ambito dell’Europrogettazione.
Attraverso quale percorso ti sei avvicinato ai fondi europei e all’europrogettazione?
Il mio percorso verso l’europrogettazione è stato innanzitutto un percorso di dialogo, partecipazione ed avvicinamento ad alcuni network europei che riuniscono realtà simili ad Arditodesìo: realtà che, come noi, si occupano di comunicazione della scienza e di teatro. Tutto è partito da una vocazione all’apertura e al dialogo, al confronto e alla ricerca di affinità con altre organizzazioni in Europa. Che è poi sfociata nella volontà di sviluppare progetti insieme.
Molti di questi soggetti erano già attivi sui progetti europei e ci hanno coinvolti nella ricerca congiunta delle migliori opportunità. Opportunità che poi abbiamo trovato e sviluppato, soprattutto nell’ambito dei programmi Creative Europe e Erasmus+.
A chi mi chiede come avvicinarsi a un progetto europeo rispondo: incontra partner europei, sii attivo nei network. Troverai moltissimi stimoli e i progetti europei arriveranno come una naturale conseguenza.
Su quali linee di fondi europei hai avuto l’occasione di lavorare e con quali risultati?
Per ora abbiamo avuto l’occasione di lavorare su progetti Creative Europe ed Erasmus+. Il progetto Curious di cui parla il podcast e di cui siamo stati capofila è un progetto Creative Europe, linea Small Scale Cooperation. È un progetto che utilizza l’arte e il teatro per parlare di scienza. Abbiamo appena concluso come partner il progetto EurekArt, un progetto che connette arte e teatro in ottica didattica e formativa nell’ambito del programma Erasmus+.
Abbiamo voluto cercare di dare continuità a entrambi i progetti. Siamo in attesa dei risultati della seconda fase del progetto Curious, che questa volta è stato proposto come progetto di cooperazione più grande, di media scala, sempre nell’ambito di Creative Europe. Stiamo scrivendo proprio in questi giorni la proposta per il follow-up di EurekArt nell’ambito di Erasmus+: partecipiamo questa volta in qualità di capofila e ci auguriamo che la nostra strada sui progetti europei possa continuare con successo.
Quali sono le difficoltà principali che incontri nella presentazione dei progetti?
Il discorso è articolato, parlando di difficoltà sui progetti ci possono essere vari livelli di analisi e chiavi di lettura.
Innanzitutto, per una piccola realtà partecipare a un progetto europeo vuol dire dedicare mesi di lavoro a tempo pieno, senza la certezza che sarà accettato. Questo costituisce un rischio perché vuol dire dedicare risorse che possono rivelarsi fondamentali per la sussistenza di una piccola organizzazione, senza certezza sui risultati. Per una piccola organizzazione questo è un grande dilemma. Arditodesìo ha 6 dipendenti, decidere di dedicare una persona a tempo pieno per 3-4 mesi alla preparazione di un progetto europeo comporta rinunce su altri fronti e può avere un grande impatto. Diverso è ovviamente l’impatto su soggetti più grandi, come ad esempio un’Università, per i quali il lavoro di una persona dedicata a un progetto può essere redistribuito più facilmente.
Un altro aspetto complesso è quello della partnership. Partecipare a un progetto è innanzitutto (e lo è in particolare nella nostra esperienza) trovare partner con cui condividere una visione di progetto. E per fare questo serve tempo, servono sforzi, serve cercarsi e parlarsi, serve un’organizzazione logistica. È un investimento. Ora stiamo lavorando su due progetti e ce ne stiamo rendendo conto molto concretamente.
Infine (e concludo qui una lista che potrebbe essere più lunga!) partecipare ai progetti europei crea alle piccole organizzazioni un problema di dimensionamento. Un progetto vinto comporta un cambiamento nella struttura dell’organizzazione, occorre assumere nuove persone e cambiare il modo di lavorare dell’organizzazione in corso d’opera. Un progetto vinto produce trasformazioni: trasformazioni del tutto positive, gradite e attivamente ricercate da chi lo propone, ma per le quali occorre organizzarsi, e questo non è sempre facile.
Cosa ti è più di aiuto in fase di preparazione dei progetti europei?
Anche su questo aspetto ci sarebbero tante cose da dire. Provo ad elencarne alcune.
Innanzitutto strumenti come la Guida all’Europrogettazione sono utilissimi: permettono di approfondire molti aspetti fondamentali, come le esperienze di altri, le fonti di informazione e i processi per avvicinarsi al meglio a un progetto. È uno strumento che ho scoperto dopo aver iniziato a lavorare sui progetti europei, ma mi ci sono rispecchiato molto e l’ho trovato molto utile.
Poi ovviamente, come già spiegato, un aspetto fondamentale è la vicinanza a partner che già fanno e hanno fatto progetti europei. Un progetto europeo è innanzitutto un percorso di condivisione e di dialogo. E anche se non va in porto, ti mette in contatto con un mondo molto dinamico che crea nuovi stimoli e opportunità.
È molto importante avere idee chiarissime, una visione di come la propria idea e la propria iniziativa possono crescere, svilupparsi e generare un impatto positivo attraverso il progetto europeo. Si tratta di un aspetto non ovvio, ma che premia molto nell’ambito dei progetti europei. Occorre percepire e comunicare un sano senso di urgenza: il progetto produce un impatto positivo, ma può trovare il suo ossigeno e sviluppare il suo potenziale soltanto attraverso la via di un programma europeo. E allo stesso tempo, il progetto deve essere concretamente e chiaramente parte integrante della visione che l’organizzazione ha riguardo al suo stesso sviluppo.
Cosa consiglieresti a chi vuole presentare un progetto con fondi europei?
Nel corso della nostra chiacchierata abbiamo già sviluppato molto idee, quindi cercherò di riprendere alcuni punti importanti senza ripetermi troppo:
- Avere chiaro l’ambito di riferimento in cui si opera, studiando quanto già fatto da altri, quali progetti sono già stati proposti, quali hanno avuto successo, e perché; sulla base di quali dinamiche, percorsi e priorità. Fare questo è il primo tassello di un “mindset” più ampio, quello di co-progettare, e di farlo con partner realmente attivi e di fiducia. È un aspetto fondamentale per sviluppare un buon progetto; per comunicare efficacemente il senso di farlo, e di farlo insieme; e per lavorare bene insieme nel poco tempo a disposizione;
- Studiare attentamente le specificità del bando. Ogni bando si focalizza su determinati termini-chiave e parole-chiave. Ha determinate urgenze e priorità che sono proprie di quel bando e che non appartengono (ad esempio) al bando dell’anno precedente sulla stessa linea di finanziamento. Dar prova di saper cogliere queste specificità è un importante fattore di successo;
- Far scaturire il bando da una chiara urgenza di sviluppo: i fondi europei sono necessari per fare un “salto” che è vitale sia per l’organizzazione, sia per l’impatto che essa vuole generare attraverso la propria missione e visione. Inserire il progetto in una visione prospettica, di rilevanza per lo sviluppo dell’organizzazione proponente, è una garanzia che quanto realizzato possa avere un futuro e una continuità dopo la fine del finanziamento.